Pochi vitigni hanno tanti nomi quanti ne ha il Sangiovese e non per le camaleontiche manifestazioni morfologiche del suo grappolo utilizzate per individuare il vitigno (piccolo, grosso, doppio, prugnolo, ecc.), ma anche per le sue origini geografiche (Brunello, Prugnolo gentile, Morellino, Calabrese, Chiantgiano, di Romagna, ecc.) e per le sue vernacolizzazioni legate ai luoghi di coltivazione (Sangineto, Sangiogheto, Sanzoveto, Sanvicentro).
Le sue oscure origini, contese dai romagnoli e dai toscani, conferiscono un’aura mitica che riporta, attraverso il suo nome, al sangue e ai suoi simboli, quali il sacrificio alla divinità: sangiovese ossia sangue di Giove (sanguis Jovis). Altre fonti toscane e corse sostengono invece l’origine da sangiovannese (San Giovanni) per il suo germogliamento ed epoca di maturazione abbastanza precoci. In passato veniva vinificato con altre varietà sia a frutto bianco (Trebbiano t., Malvasia lunga) che rosse (Canaiolo, Malvasia nera) per attenuarne il tannino spesso aggressivo, per evitare le note aranciate del vino invecchiato e per apportare una nota aromatica primaria.