Alcune recenti scoperte della biologia molecolare hanno riscritto l’origine genetica dello Chardonnay, identificandone i genitori: il Pinot nero, vitigno autoctono del bacino del Reno e il Gouais, giunto invece dalla Pannonia o dalla Dalmazia.
Nel mondo si riconoscono almeno tre tipologie di vini di Chardonnay, che sono il risultato di diverse interazioni con l’ambiente e di precise scelte enologiche. Il vino prodotto nelle regioni temperato-fresche, ottenuto sia con vinificazioni in acciaio sia in barrique, ha una buona acidità, aromi fruttati e floreali, abbastanza concentrato con retrogusto di nocciole e buona attitudine all’invecchiamento. In zone più calde compaiono dei descrittori olfattivi agrumati, in bocca si presentano concentrati con retrogusto di nocciola e di tostato. Lo Chardonnay delle regioni meridionali, della Sicilia soprattutto, presenta delle interessanti analogie con i similari prodotti australiani e californiani.
È un vitigno che ha tanti pregi (poche esigenze climatiche e pedologiche e di facile coltivazione), ma presenta alcuni difetti gravi quali la sensibilità alla flavescenza dorata, ad alcune virosi e alla malattia di Pierce, anche se limitatamente alla California.